Una vittoria da Grande Maestro

Sabato 11 settembre 2022. Dopo più di due mesi di inattività sulla scacchiera decido di rimettermi in gioco partecipando all’evento organizzato dal mio amico e socio di circolo Patrizio: la simultanea con il Grande Maestro Luca Moroni alla Festa Nazionale della Zucca di Sale Marasino.

Fuori c’è il sole e un piacevole caldo. Sulla sinistra il lago, calmo, incalza il mio passo con le sue onde, piccole, che s’infrangono dolcemente contro il muretto di pietra sotto i miei piedi. In lontananza, il gonfiabile grande e arancio della zucca, simbolo della festa del paese: “Ci sono quasi!” penso. Mi affretto eccitato verso la palestra comunale sistemando sopra la spalla la tracolla della sacca, pesante, piena di scacchiere e di pezzi di ricambio.

Entro dall’ingresso principale e proseguo rapido per il breve corridoio azzurro della struttura: i miei sensi sono subito catturati dall’atmosfera della sala. Lo spazio è ampio, luminoso della luce che filtra spezzata dalle cornici delle finestre, con un soppalco a mezza altezza già occupato dalle prime, curiose, persone che ci osservano. Il chiacchiericcio di fondo, le voci dei bambini, le voci degli adulti, chi si saluta con un sorriso e chi analizza velocemente qualche posizione sulla scacchiera. Mi avvicino al mio amico Patrizio, che indossava una camicia bianca e una giacca blu notte, tutto indaffarato negli ultimi preparativi prima dell’inizio della simultanea. Lo saluto senza trattenermi troppo e prendo posto.

Dopo le prime, dovute, presentazioni di rito, il maestro Luca muove la sua prima mossa a qualche scacchiera di distanza alla mia sinistra e subito il pubblico si copre come di un velo di concentrazione e silenzio, che pare quasi contemplativo. Il suono prodotto dai pezzi di legno echeggia leggero, con la cadenza di un metronomo, attraverso il grande spazio della sala mentre Luca procede, in piedi, percorrendo il tracciato quadrato dei tavoli con le scacchiere. La prima mossa in apertura, ci rivelerà Luca a simultanea terminata, segue sempre la stessa sequenza: 1.e4 – 1.d4 – 1.c4 – 1.Cf3.

Stringo la mano a Luca, un po’ emozionato, come impone il galateo dei buoni scacchi prima che la partita abbia inizio, e muove: 1.c4. “Cavoli!” esclamo nella mia testa mentre annoto la mossa sul formulario alla mia destra. “Perché non ha giocato 1.e4? Volevo giocare la difesa Scandinava!” lamento tra me e me. Decido così di rispondere impostando la difesa di pezzi a me più familiare contro l’Inglese: la Siciliana chiusa a colori invertiti.

Dopo sole 8 mosse si arriva a questa posizione. L’Alfiere campochiaro del Bianco sorveglia la grande diagonale della scacchiera con l’occhio vigile e crudele dell’arciere, pronto a scoccare le sue frecce. Decido perciò di erigere un alto muro, spingendo il pedone in e4, a difesa delle mie armate. “Un gioco chiuso e poco tattico è la mia unica possibilità di prolungare e forse pattare la partita.” penso. Ma la fanteria nemica avanza, e arriva infine la spinta in d5, e poi in d6!

A questo punto il mio piano è provare a forzare un finale di pezzi pesanti dove il pedone in d6 rimanga isolato per poi catturarlo: tutt’altro che facile! Il Bianco fa breccia sul lato di Donna con la spinta in b4 sostenuta dalla Torre, ma dopo il cambio di pedoni e l’uscita del mio Alfiere in a6 arriva la sfrontata c5. “Se adesso catturo il pedone e gioco le mie Torri sulla colonna aperta c il Bianco dovrà subire la mia iniziativa!” penso.

Trascino con mano sicura i miei pezzi neri sul tavoliere per lanciare un ultimo mortale attacco contro il monarca bianco. Gioco così le mie successive mosse con la contentezza di chi, forse un po’ ingenuamente, già fantasticava di una battaglia dal glorioso epilogo. Ma nel frattempo nuove e nascoste geometrie si configuravano sulla scacchiera: il Nero segna le caselle con una X obliqua, di cui la potente Donna al centro, formata dalle linee della colonna c e della diagonale a6-f1, mentre il Bianco disegna, ampio, un triangolo dalla punta invisibile che incarcera virtualmente il Re nemico.

Il Bianco muove e patta. La potente Torre assalta la roccaforte nera nel punto debole f8 e improvvisamente, nella superficie di un pavimento di caselle che dall’alto paiono come di un’elegante sala da ballo, la Donna bianca s’intrattiene deliziata in un gran valzer di scacchi perpetui insieme al mio Re. Fortunatamente per me, Luca non se ne avvede e la partita prosegue.

Sono rimasto ormai il solo a giocare. Il cuore mi batte forte e sento gli occhi delle persone fissi su di me. “Devo stare calmo!” risuona come un mantra nella mia testa. Siamo entrati in un finale di pedoni e Torri e ho due pedoni di vantaggio. “Devo farcela!” incita il mio scacchista interiore. Impacciato ed esitante sposto la Torre a destra e sinistra, in alto e in basso, cercando velocemente di semplificare in un finale che sia, per me, meccanico e di facile comprensione. Decido così di lasciare il pedone a al suo destino e di concentrarmi invece sul lato opposto della scacchiera dove, con la Torre, imprigiono il Re bianco nella colonna h.

Scacco! Sposto il Re e minaccio matto. Scacco! Avanzo il Re e minaccio la Torre. Luca mi stringe la mano. Ho vinto!

Sono molto felice di questa partita e ho voluto condividerla qui, sul mio blog, non in segno di vanità, ma per ricordarmi e ricordarci che pazienza e volontà, negli scacchi come in qualsiasi altro sport e attività, sono e restano sempre le armi più potenti a nostra disposizione. Forse questo è solo un gioco e forse non ho ottenuto nulla di eccezionale, ma per me tutto questo, il risultato, la giornata di sole, l’emozione della competizione, la compagnia degli amici, ha rappresentato un momento estremamente prezioso che conservo con affetto.

Un grazie è obbligatorio nei confronti di Luca, il quale si è dimostrato grande non solo nel titolo di maestro, ma anche come persona. Gentile e disponibile, si è trattenuto in nostra compagnia a simultanea terminata scambiando, con piacere, battute e opinioni costruttive. Umile e rispettoso, si è dimostrato un vero gentiluomo degli scacchi regalando, a tutti, sicuramente una bella esperienza da ricordare e carica di significato.

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